Il 27 maggio presso la Galleria AMArte di Ravenna sarà presentato il libro d’artista “Ellissi mediterranea” (edizioni Officine Ultranovecento, 2010) di Simone Zanin, contenente un’incisione di Martino Neri.
Alle ore 21.00 presso la galleria di via Baccarini, 20, nell’ambito dell’esposizione personale “Immagini come prodotto di riflessione sulla fine delle cose” di Martino Neri, i due autori converseranno sul dialogo tra le arti, presupposto sul quale si basa il progetto d’insieme Ultranovecento di cui entrambi fanno parte, presentando il libro d’artista nato dalla loro collaborazione.
Un libro di silenzi, di assenze, più che di presenze, in cui la parola e l’immagine cadono con il loro peso specifico amplificato dall’ellissi, dal vuoto creato intorno, che è dato al lettore/fruitore riempire con la propria sensibilità e con il proprio pensiero. Una poetica fatta di suggerimenti e di allusioni, nella polisemanticità del significante, che lascia spazio al contributo del pubblico, altra, e non meno importante, parte che completa l’opera. Un completamento che muta a seconda di chi legge e osserva, o anche del momento in cui si ascolta e si guarda, non in senso relativistico, ma nella dimensione di una profonda fiducia nell’uomo di muoversi nei margini di indeterminatezza che l’arte crea al fine di stimolare e generare pensiero.
Venerdì 27 maggio 2011 - ore 21.00 - Galleria AMArte - via Baccarini, 20 - Ravenna.
Simone Zanin è nato a Pordenone nel1977. Ha pubblicato “La porta dei miei sogni” (1995, ed. del Leone, Venezia) e “Studi” (2007, ed. del Leone, Venezia), il libro d'artista “Preludio” (2008, Pordenone-Milano), in collaborazione con l'artista Marco Baj ed il libro d’artista “Ellissi mediterranea” (2010, Officine Ultranovecento, Pordenone-Faenza) in collaborazione con l’artista Martino Neri, entrambi in tiratura limitata e numerata. Nel 2009 è stato selezionato per il 5th London Poetry Festival con il poemetto “Five studies for a portrait”. È presente nell’antologia “Life's London poetry elleesium”, pubblicata a Londra ed “In our own words – A generation defining itself”, antologia uscita negli Stati Uniti sulla nuova poesia mondiale.
È ideatore del gruppo/progetto “Ultranovecento”, che riunisce artisti e poeti, con il quale ha allestito esposizioni miste in diverse città italiane (Bologna, Faenza, Padova, Pordenone) e che ha dato vita a realizzazioni di opere congiunte di poeti e artisti. Nel 2010 è stato inserito nel libro d’arte “Capriccio del cerchio” a cura di Evelina Schatz, in occasione dell’omonima esposizione dell’artista russa tenutasi a Milano. Come artista visivo ha tenuto due personali nel 2010 “Distorsioni” (Bologna) e “Stanze” (Sassuolo). Collabora con la rivista ALI diretta da Gian Ruggero Manzoni e con la galleria Vastagamma di Pordenone per l’organizzazione di eventi letterari ed artistici.
Martino Neri è nato nel 1986 a Faenza dove vive e lavora. Diplomato presso l'Istituto d'arte G.Ballardini già dal 2004 espone in diverse mostre collettive e personali.
Un diario per immagini è la sua pittura in cui gli stati d'animo si manifestano come sedimentazione di malinconiche memorie. Una dimensione onirica, una paziente attesa, simboli come lettere di un intimo alfabeto restituiscono l'oggetto della percezione nella sua forma emozionale. "Martino Neri dipinge intuizioni rimbaudiane appartenenti a più sfere sensoriali, non solo ottiche, che prendono forma di paesaggi e interni straniati, attraversati da atmosfere simboliste (Redon), rivisitazioni di strumenti musicali e ampolle fiamminghe (Bosch) e cromie inscurite di sapore sironiano.
Concettualmente lontano da metafisica e surrealismo storici, per quanto possa apparire loro vicino, in realtà condivide con essi solo citazioni di superficie, ad esempio di alcuni particolari architettonici dechirichiani, come di talune presenze inquietanti e costanti, ovvero i piccoli oggetti-totem provenienti dagli scaffali di famiglia e posti nei deserti semibui dei suoi soggetti quali spie dell’io del pittore.
Le sue tele infine hanno uno spessore laterale aggiunto dall’artista stesso, quasi fossero scatole sul cui fondo appaiono le sue scene abitate dal mistero.”
Luca Maggio.